Oltre il tramonto

La notte africana

(Alessia) È sera, il sole è tramontato lasciando all’orizzonte ancora qualche sfumatura dell’arancio, del rosa e del giallo. I volti non si distinguono più. Alzo gli occhi e vedo un piccolo spicchio di luna luminoso, mi sorride con quel faccino ingannoso, prendendomi in giro, come spesso fanno le persone qui con noi wazungu. La luna mi deride perché ho pianto come un’imbecille per aver visto quel tramonto.

(Alessia) Guardo la luna e le sorrido, è proprio buffa stasera. Pensandoci bene, lei mi deride perché io non so cosa accadrà stanotte, ci sarà una nuova me, abbandonata ai canti regalatici dalla Beta, un gruppo di musica tradizionale del villaggio che intrattiene la festa. Mi abbandono al ritmo di bonghi e maracas. Donne e uomini uno dietro l’altro formano un cerchio intorno al fuoco trasportati dalle note di questa nuova musica. Non conosco la donna che mi è davanti né la donna che mi è alle spalle, ma insieme danziamo, sorridiamo, ci lasciamo andare. Non percepisco più la fisicità delle braccia e delle gambe, il mio corpo si muove leggero senza inibizioni, come se quella danza la conoscessi già, come se fosse un ricordo primordiale, qualcosa di lontano che mi è sempre appartenuto. Trasportata fisicamente e mentalmente da quel ritmo, dimentico ciò che mi circonda lasciandomi alle spalle tracce di timidezza inopportune e, così, alzo ancora una volta lo sguardo, la luna è ancora lì sorridente, il cielo è tempestato di stelle, sospese come appese a dei fili invisibili di diversa lunghezza; alcune si muovono da una parte all’altra del cielo in senso orizzontale, facendomi esprimere qualche desiderio.

(Peppe) Nelle buie notti africane il mio distacco con i neri è minimo, l’imbarazzo di essere un colombo bianco in un immenso stormo di corvi neri si sopisce con il corpo che dorme e nei miei sogni siamo tutti falchi, monocromatici falchi.

(Valentina) Il sole sta calando: è giunto tra due nuvole indaco, lunghissime e piatte; il suo disco sembra allargarsi sempre più fino a che la luce divampa, dipingendo di getto il cielo di rosa intenso e violetto. Che meraviglia! Qui i colori dalla natura sembrano amplificati e celebrati. Così fa altrettanto l’uomo riproducendone la bellezza, esaltandoli ad esempio nelle stoffe e negli abiti delle donne.

(Sara) Il tramonto è sicuramente il momento che preferisco. Vedi e senti davvero la forza della natura che mette a nudo le tue misere potenzialità. Non ho mai visto il cielo tingersi di un arancione così forte, certe sfumature da noi non sono nemmeno immaginabili. Adoro salire in collina per spingere lo sguardo verso un confine che invece sembra essere infinito, in lontananza le montagne, le colline assumono dei contorni così netti che sembrava davvero un quadro. Qua e là qualche fuoco acceso.

(Valentina) Ho appena il tempo di esprimere questo desiderio, che il sole è già tramontato. È ora di scendere dalla mlima: si sta facendo buio e qui la notte viene veloce. Dieci minuti e non ci sarà più luce. Devo ancora riattraversare il boschetto per tornare a casa.

(Caterina) Ad un tratto avverto il desiderio di alzare lo sguardo verso il cielo: la volta celeste attorno e sopra di noi è uno spettacolo mai visto. Ho un senso di vertigine: migliaia di stelle ci osservano, allungano i loro raggi verso di noi; ho la sensazione che possano sfiorarmi, raggiungermi e raccogliermi per portarmi via. Così brillanti, così tante! Così maestosa la Via Lattea! Benedetto buio, se può mostrarci una tale meraviglia.

(Anna) Scende la sera, cucinare e cenare a lume di candela non ha messo in crisi la mia permanenza al villaggio anzi mi ha regalato attimi davvero piacevoli. Noi, sotto la nostra banda, circondati semplicemente dal buio del boschetto che fa da cornice alla notte. Un cielo spettacolare: un letto di stelle che mi emoziona fino a piangere in silenzio! Per non parlare poi della via lattea: mille puntini brillanti che dipingono il cielo nerissimo di una luce davvero particolare. Toglie il fiato! E poi il nostro sguardo viene puntualmente catturato da scie luminose che cadono da ogni parte.

(Andrea) E in questo mio viaggio ho deciso che il mio confidente sia il cielo con tutte le sue stelle, basta alzare lo sguardo e sopra casa trovo la Via Lattea, che mi infonde sicurezza. Ascolto il “komba”, i gufi e gli uccelli che raccontano le loro storie e provo a interpretare i silenzi di quel misterioso bosco di fronte casa. Di notte assume un aspetto diverso rispetto a quando lo osservo ogni mattina attraversandolo per raccogliere un po’ d’acqua.

(Diego) Nella testa però non ti resteranno solo queste di immagini fisse, ma ce ne sono miriadi, più dei fotogrammi scattati e che cerchi di scattare: il tramonto e, come disse un famoso cantante, “ When the night has come and the land is dark and the moon is the only light we’ll see”, il cielo stellato su tutti. D’altronde, vedere la via lattea ad occhio nudo non capita tutti i giorni!

(Marta) Ti arrendi all’idea che presto arriverà l’ora in cui quel corpo sarà costretto dal buio a fermarsi e l’anima ad affrontare il viaggio della notte. Perchè quando densa ti avvolge e il cielo si trapunta di stelle, davanti a tanta immensità non puoi che perderti fino a dimenticare te stesso.

(Margherita) La notte il cielo gonfia il petto e mostra tutte le stelle con una fierezza altera che ti fa ricordare di essere solo un uomo pieno di ridicola vanagloria per le tue piccole vittorie. Lo guardo ogni sera per ricordarmelo, per tenerlo bene a mente anche quando tornerò a casa.

(Gabriella) A un’oretta dal tramonto, sai che qualunque cosa accada, ti dovrai fermare perché ti si stancheranno gli occhi alle luce delle candele, lucciole traballanti di una notte dove il buio è così intenso che sembra toccarti e stringerti e spingerti a tirare gli occhi in su, a guardare lo spettacolo ineffabile delle stelle. Il cielo africano di notte, una cupola avvolgente incastonata di pietre a fiotti sparse a formare uno sciame di enigmi da cui, per quanto il tuo piccolo regno sbrilluccichi, non puoi sfuggire.

(Rosario) È scesa la sera al villaggio e il silenzio ci avvolge tutti. Che tranquillità! Il silenzio è interrotto dal canto di un uccello notturno e da qualcuno che passa con la bicicletta, ma sono dei sottofondi alla melodia del silenzio. Strano, però, questo silenzio.

(Roberto) Esco fuori, percorrendo l’ancora buio corridoio della casa che mi ospita, mentre la pelle delle mie braccia freme al fresco delle primissime ore del mattino. Arrivo fuori e con degli umidi fiammiferi accendo una sigaretta e proietto, seduto su di un ceppo d’albero abbattuto, l’alba in me. È come quando si osserva la barra energetica d’un cellulare ricaricarsi, come quando d’improvviso il vento cambia direzione e riempie le vele del galeone che pian piano prende a dominare l’oceano. Quell’alba, quell’alba intrisa di colori… Colori nuovi, e quella palla di fuoco, più grande e più violenta del solito, cela in sé la morte e la vita, la fine e l’inizio: tutto è in quell’attimo di comunione con le chiome del bosco.

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